venerdì 21 marzo 2014
ore 21.00
Nicola Perin/Eleonora Fontana
presentano
FACELESS
una battaglia contro il cyberbullismo
Testo e drammaturgia Franca Pretto
Regia Gianni Gastaldon
Aiuto regia Franca Pretto
ingresso 10,00 Euro
Ingresso riservato ai soci ARCI
è consigliata la prenotazione a info@spaziokitchen.it oppure con un sms al 3355625286
La prenotazione è valida fino alle ore 20.50
Chi ha paura dell’uomo nero? Io no… io no… io no…
Un gioco che si faceva da bambini
Ma chi è l’uomo nero? Lo spazzacamino?… o quello di colore?… o l’extracomunitario?… o…
il vigliacco?
Vigliacco?
Ecco… allora si può rispondere ancora: Io no… io no… io no…?
Vigliacco: “Detto di chi (o di ciò che) denota meschinità, pavidità, viltà: comportamento, mentalità pusillanime”, dice lo Zanichelli. Ma forse bisognerebbe anche aggiungere: colui che agisce di nascosto, nell’ombra, per non esporsi e quindi per non subire le conseguenze di ciò che compie.
Il cyberbullo si fa forte di questa verità e la usa per colpire la sua vittima, conscio del fatto che quest’ultima non è in grado di reagire. Ma, ricordiamolo, quello che facciamo avrà sempre effetto sugli altri. Lo scopo del cyberbullo è quello di prevaricare, insultare, minacciare, svergognare, terrorizzare, calunniare, deridere, spingere alla depressione, persino indurre al suicidio.
In questo spettacolo si racconta la storia di Eli, una ragazza come tante, in età scolare, che viene presa di mira da qualcuno. L’uomo nero?
La sua vita cambia in breve tempo: le amiche le voltano le spalle, lei si vergogna ad andare a scuola, vuol rimanere chiusa in casa, vuole scomparire. Solo un amico, Nico, sedicenne come lei, le sarà vicino, le farà da supporto e tenterà di aiutarla. Ci riuscirà?
Uno spettacolo che fa riflettere, che rappresenta un aspetto celato della nostra società, che potrebbe riguardarci da vicino. Il forte coinvolgimento del pubblico, sia di adulti che di ragazzi, sarà parte integrante dello spettacolo, e preparerà a un finale tutto da scrivere.
NOTE DI REGIA
FACELESS mostra come il potere del cyberbullo si affermi attraverso l’anonimato dei rapporti virtuali, si insinui nella vita della vittima standosene vigliaccamente nascosto nei meandri della rete web, provochi gravi danni psicologici nella vita della persona colpita dalle sue persecuzioni.
Mostra come, rimanendo in incognito, gli risulti facile calunniare, minacciare, terrorizzare la propria vittima, distruggendo la sua intimità, la sua immagine, il suo equilibrio psichico, svergognandola ed isolandola dal suo mondo sociale, in un gioco crudele ed irresponsabile che la rende impotente, priva di difese, fino a spingerla nel vicolo cieco della depressione e, a volte, al suicidio.
Nello spettacolo si susseguono rapidamente scene di prevaricazione, minacce, insulti, ricatti da parte del cybebullo, e scene di sconforto, paura, disperazione, rabbia, richieste di aiuto e desiderio di isolamento, di auto annientamento da parte della vittima.
Gli attori passano continuamente da un ruolo all’altro, interpretando i due ragazzi protagonisti della vicenda, vittime di cyber bullismo, e, alternativamente, altri personaggi come giovani testimoni, o adulti che commentano, o ragazzini che raccontano le proprie esperienze, o bulli che deridono e calpestano, o compagni di scuola che rispondono alla vittima con risentimento e superficialità, chiamando implicitamente, di volta in volta, il pubblico a identificarsi con i vari personaggi.
Uno spaccato di situazioni che porta a conoscere i vari aspetti e a riflettere sugli atteggiamenti con cui si manifesta e con cui viene affrontata la tematica del bullismo e del cyber bullismo.
Una realtà che spesso rimane nascosta nell’ombra dell’omertà, della vigliaccheria, della vergogna, del menefreghismo, dell’incredulità, ma che striscia pesantemente attorno a noi e invade le vite dei nostri ragazzi che ne diventano vittime, o subendo angherie e soprusi, o rendendosi complici delle persecuzioni altrui, per paurosa emulazione, per inseguire una malsana autoaffermazione e senso di potere, per insensibilità e mancanza di empatia con le vittime, per incapacità a riconoscere la gravità dei fatti, a discriminare il bene dal male.
E hanno paura, hanno paura a chiedere aiuto, non sanno come fare, e si sentono soli davanti ai mostri che terrorizzano e minacciano il fragile equilibrio della loro vita.
Oltre al parlato che va dalla narrazione, alla testimonianza, al dialogo, alle notizie di cronaca, FACELESS si sviluppa attraverso azioni sceniche di movimento e brevi proiezioni di filmati di efficace impatto emotivo che portano lo spettatore ad attivare la propria partecipazione ed a lasciarsi coinvolgere ognuno secondo la propria disponibilità.
Gianni Gastaldon