Testo e drammaturgia di Franca Pretto
Regia
Franca Pretto e Gianni Gastaldon
Disegno luci
Gianni Gastaldon, Franca Pretto
Interpreti
Elisabetta Luise
Andrea Lanza
Maria Cascone
Enrico Stecchezzini
Ottavia Clemente
Andrea Agostini
Marta Scaccia
Enrico Gaspari
Serena Mabilia
Nicola Perin
Martina Camani
Secondo i dati Istat in Italia ogni anno vengono uccise di media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. La violenza uccide le donne più degli incidenti stradali ed è la seconda causa di morte in gravidanza. Il più delle volte le violenze sulle donne non vengono denunciate.
Eppure sui giornali ci imbattiamo spesso in notizie di omicidi compiuti da ex mariti, o ex fidanzati, o ex pretendenti che non hanno saputo accettare che le loro storie d’amore finissero, che non hanno saputo comprendere che la loro donna avesse scelto di vivere un’altra vita senza di loro, che non hanno saputo rinunciare al possesso della persona amata. Posseduti essi stessi dal loro bisogno di amore, devastante e senza limiti, dal bisogno malato di possedere la donna amata. Rapporti tristi, opprimenti, malsani, intrisi di gelosia, di controllo esasperante, di ricerca eccessiva di attenzioni, basati su un grido disperato e cieco “Mia o di nessun altro”.
Come è possibile che un grande amore si trasformi in un’ossessione malata?
Quando inizia questa distorsione mentale che porta l’uomo a minare l’autonomia psicologica e fisica della propria donna?Ci sono segnali che possono mettere in guardia una donna? Prima che il suo uomo la isoli dal resto del mondo togliendole gli amici, la famiglia di origine, il lavoro, la vita?
Cosa cerca una donna in questi uomini possessivi e deboli?
Perché la donna non denuncia le violenze subite e resta prigioniera del suo uomo, del suo potere?
Perché una donna accetta di farsi distruggere dentro, permette di venire annientata come essere umano, privata della propria personalità, dignità, individualità?
Perché si mette con un uomo che, nonostante le dichiarazioni di amore assoluto, la terrorizza e la distrugge?
Ha la possibilità una donna così annientata di prendere coscienza della situazione e di riemergere alla vita?
Queste le domande presenti nello spettacolo teatrale “Mia, o di nessuno”. Silenziose e costanti reggono lo sviluppo drammaturgico nelle sue fasi.
All’inizio la protagonista sogna di incontrare il proprio principe azzurro, attratta dal mito di nozze da fiaba, e non vuole ascoltare le proprie inquietudini, i propri sospetti, le proprie paure rievocate ripetutamente dalle notizie di cronaca che parlano di esperienze tragiche vissute da altre giovani donne. Ma, nella fiaba della sua vita non è la scarpetta ad essere di cristallo, bensì la prigione in cui il marito la rinchiude con il suo amore possessivo ed assoluto. Mano a mano che cresce l’escalation di privazioni ed abusi psicologici e fisici del marito, la protagonista inizia gradualmente a rendersi conto della situazione e del tipo di rapporto in cui è intrappolata. Sembra che non esista via d’uscita, che la speranza di poter vivere se ne sia andata per sempre, lasciando una larva in balia del suo aguzzino che continua ad amarla in modo ossessivo e malato. Ma la voglia disperata di sopravvivere la spingerà finalmente ad ascoltare le proprie paure e gli ultimi barlumi della propria forza, a rievocare le prime istintive avvisaglie di catastrofe che tanto la infastidivano e la terrorizzavano ed a trasformarle in alleate, in armi sottili e affilate con cui combattere la battaglia per la propria vita.
Sei donne e cinque uomini popoleranno la scena di questo spettacolo duro e poetico, daranno corpo ad emozioni, ricordi, intuizioni, azioni, pensieri. Daranno voce ad un racconto corale, tra l’indistinto del sogno e la cruda realtà, per parlare di ciò che si vuole o non si vuole vedere, per riconoscere i mostri che stanno attorno a noi e dentro di noi, per dire dell’irreparabile della morte e del fremito della vita.
Lo spettacolo è consigliato per il solo pubblico adulto
Vedi trailer: http://www.youtube.com/watch?v=ZgnYp_5FShg
Ingresso riservato ai soci ARCI